28 settembre 1943 La rivolta di Scafati, il ruolo di Vittorio Nappi 10 anni prima del coinvolgimento nel caso della scomparsa del sindaco Rago

Questo post ha in parte l’obbiettivo di raccontare gli episodi susseguitisi allo sbarco del 9 settembre celebrando uno dei primi episodi della Resistenza in Italia, in parte di introdurre un personaggio che, dieci anni dopo, sarà coinvolto nel più grande dei “misteri” irrisolti della città, la sparizione del sindaco Lorenzo Rago. I due episodi sono legati entrambi alla presenza di questo “guappo”, Vittorio Nappi, anzi come era chiamato  “don” Vittorio Nappi, che in entrambi i casi assume un ruolo di… “affiancamento” allo Stato.

Il 28 settembre Battipaglia è gia quasi retrovia mentre le truppe inglesi cercano di procedere rapidamente verso Napoli, primo grande obiettivo dell’Operazione Avalanche. Oltre alle battaglie nella Piana del Sele per Battipaglia, Altavilla e Acerno sulla strada si è combattuto ferocemente a Cava de Tirreni mentre a Scafati c’è il ponte sul Sarno minato dai tedeschi che vogliono rallentare gli inglesi impegnando in battaglia i “Desert Rats” del Settscafati1943imo Reggimento Corazzato Britannico.

Come a Napoli, dove dal giorno precedente la popolazione già combatte contro i tedeschi, a Scafati i suoi cittadini danno vita ad uno dei primi atti di ribellione Partigiana in Italia, un pezzo della nostra storia troppo poco celebrato, come altri episodi di resistenza al Sud.  Questo post vuole anche contribuire a mantenere viva la memoria di quei giorni, insieme a tante altre iniziative.

I partigiani scafatesi non solo fanno intelligence per l’Esercito Inglese ma partecipano attivamente anche agli scontri, in particolare impegnano i tedeschi nella difesa del ponte impedendone la distruzione fino all’occupazione inglese, determinando in maniera concreta l’esito positivo dell’operazione. Come a Napoli durante le 4 giornate sono alcuni personaggi della “guapparia” a rendersi protagonisti, uno dei leader della rivolta è Vittorio Nappi, detto “O Sturente”. Sulla scarsa conoscenza di questi eventi pesa in parte la grande rilevanza assunta dalla lotta partigiana al nord nella parte finale della guerra, in parte forse pesa la presenza di questi personaggi un po’ scomodi per l’esegesi della storia Partigiana.Indubbiamente però il loro coinvolgiemento determina in parte l’esito del conflitto.

Don Vittorio è un personaggio anomalo nel panorama dei guappi del napoletano, il suo soprannome gli deriva dall’educazione ricevuta in una famiglia benestante di professionisti e grazie alla frequentazione del Liceo Classico presso la Badia di Cava. In quelle giornate di settembre imbraccia le armi con il fratello Ubaldo per liberare la sua città ma il suo “curriculum professionale” racconterà successivamente di una vita che si intreccia a quella degli altri grandi personaggi della mala del napoletano, da Lucky Luciano a Pasquale Simonetti, meglio conosciuto come  Pascalone e’ Nola. Tutti e tre questi personaggi rientreranno nelle indagini, 10 anni dopo, per la scomparsa del sindaco di Battipaglia Lorenzo Rago.

Vittorio Nappi però è una figura singolare, finito in galera la prima volta per vendicare il fratello, come abbiamo visto, partecipa alla guerra contro i tedeschi in un episodio che in qualche modo si ricollega concettualmente al suo coinvolgimento nell’affare Rago.

Rago scompare una notte di gennaio del 1953 e non verrà mai più ritrovato ne si saprà mai che fine abbia fatto, la storia della sua sparizione riempirà, per anni, le cronache dei giornali dell’epoca. Tra le innumerevoli piste a vuoto seguite i carabinieri sono convinti, a un certo punto, che il fratello di Lorenzo Rago sia coinvolto nella sparizione e mandano Nappi da Fiorentino Rago, chiedendogli di simulare un’estorsione. Nappi chiede, minacciosamente, a Rago di essere ricompensato per i danni subiti dai suoi traffici a causa dell’eccessiva presenza delle forze dell’ordine in zona.

Nappi_01Rago si dice d’accordo ma all’uscita del Nappi corre a denunciare tutto. La trappola dei carabinieri non scatta e, nonostante la presenza di due carabinieri in borghese al fianco di Nappi, successivamente è tutta una rincorsa a smentire i termini dell’episodio, don Vittorio Nappi parlerà di pressioni dei carabinieri ma lo storico Giovanni De Luna su La Stampa (18.06.2006), citando un documento ritrovato da Carmen Pellegrino presso l’Archivio Centrale dello Stato, riaffermerà la contigutà tra il boss e i carabinieri. Il prof. De Luna osserva che “Nappi non era, come si direbbe oggi, un collaboratore di giustizia. Aveva deciso di aiutare gli inquirenti affiancandosi alla legge, da potere a potere, alla pari, forte di un’autorità illegale legittimata anche dai carabinieri che avrebbero dovuto combatterla“.

Probabilmente questo può essere considersi un filo conduttore tra i due episodi, Vittorio Nappi, anzi, don Vittorio Nappi, interpretava il ruolo di una parte del “governo” del territorio e come tale si comportava. Nel caso della “trappola” sono addirittura i carabinieri a riconoscergli indirettamente questo ruolo, confidando sulla “comunanza” di intenti tra chi ha bisogno di riportare la normalità nella zona per gestire i suoi traffici e chi per alleviare il peso della mancata risoluzione di un enigma che suscita tanto interesse.

 

 

 

 

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